“Jazz architettonico”, “sarabanda sfrenata”, “sonoro ceffone a tutti i bigotti della tradizione”. Così viene salutato il palazzo dell’architetto Aldo Andreani al momento della sua comparsa sulla scena architettonica milanese nel 1932. Rientranze, sporgenze, pareti curve, bow-window, pensiline, aperture di ogni foggia e un bianco portale, animano l’omogenea superficie rivestita in mattoni posati con differenti tessiture.